La terza fossa

La terza fossa (What Ever Happened to Aunt Alice?) 1969.
Regia: Lee H. Katzin.

Gli afosi orizzonti dell'Arizona sono i pittoreschi scenari di questo cupo (nei toni) e sadico (negli eventi) film geriatrico. La follia e il pragmatismo della Page contro il terrore e lo scetticismo della Gordon. Due formidabili attrici che trasformano una storia dalle iniziali tinte grottesche in un racconto di gotico orrore femmineo. Una lussuosa villetta febbricitante, un giardino sepolcreto, un piccolo capolavoro. Fotografato con gusto da Joseph F Biroc. 
My Rating: 10/10


Una notte per morire

Una notte per morire (Fanatic/ Die! Die! My darling) 1965.
Regia: Silvio Narizzano.

Palustre, femmineo, morbosissimo, Hammer d'antan di un estetismo splendido quanto tragico. Un film straordinario che riesce, soprattutto grazie alla caratterizzazione degli scenari, a tenere sempre altissimo il livello di guardia dello spettatore. Una casa gotica (che diventa prigione) ricettacolo di ossessioni religiose e sessuofobiche. Immensa l'interpretazione di Tallulah Bankhead, che descrive perfettamente il baratro di follia repressa di cui è (in)consapevolmente prigioniera.
My Rating: 9/10

Under the Shadow

Under the Shadow (2016)
Regia:Babak Anvari
Un horror dall'aspetto semplice, che scava nella irrimediabile solitudine dei personaggi e che riesce a creare uno strato di tensione potente e onnipresente. Il film vuole anche mostrare un lato difficile dell'infanzia (quello che lega una bambina solitaria ad una madre insoddisfatta) senza manifestazioni di infantilismo o eccessi di drammaturgia. L'orrore c'è, fuori e dentro casa; tra fantasmi legati a credenze religiose e quelli creati dalla guerra. Una guerra che, come dice la protagonista, sembra proprio non voler cessare mai.
My Rating: 7,5/10

I Drink Your Blood

I Drink Your Blood (La rabbia dei morti viventi) 1970
Regia: David E. Durston.
Scritto e diretto da David E. Durston, e un film che riesce ad annullare la distanza tra regista e spettatore, mostrando fin da subito quella bella e sana libertà di espressione tanto cara al cinema grindhouse degli anni 60/70. Sporco e divertente, ma che riesce, tra le pieghe dell'exploitation, a mostrare il bieco disagio del disfacimento giovanile nella cultura hippie. Non mancano satanisti convinti alla "The Manson Family" e scene gore estreme (il suicidio della ragazza incinta). Bellissima Lynn Lowry.
My Rating:7,5/10


Deathgasm

Deathgasm (2015)
Regia:Jason Lei Howden.
Dalla Nuova Zelanda uno vero splatter: eccessivo, politicamente scorretto e con un comparto gore di altissimo livello. Deathgasm è un frullato delirante, estremamente grottesco, che omaggia il metal e si introduce a piede libero nell'oscuro territorio del satanismo. Personaggi volutamente caricaturali, palesi riferimenti al Peter Jackson degli esordi e una notevole dose di dissacrante ironia (dirty talking e turpiloqui a non finire). Divertentissima la scena dei sex toys usati come armi contundenti.
My Rating: 7,5/10

Non si sevizia un paperino

Non si sevizia un paperino (Don't Torture a Duckling) 1972.
Regia: Lucio Fulci.
Un paese dove le prostitute sono donne e non manichini, dove la magia nera fa ancora paura, dove tutti sono innocenti e tutti sono colpevoli. Un paese dove la religione è una schiavitù, il sesso una condanna, la bellezza una colpa. Un paese dove l'ignoranza è la catena che lega fobie, ossessioni e incubi. Fulci costruisce un thriller straordinario, morboso e sacrilego, dove l'assolata vastità dei paesaggi fa da contrasto con la ridotta mentalità dei suoi abitanti. Florinda Bolkan straordinaria.
My Rating: 9/10



Possession

Possession (1981)
Regia: Andrzej Żuławski.
Zulawski da voce a personaggi malati e ossessiona(n)ti, colmi di vuoti interiori, incapaci di comunicare tra loro, mentre una Berlino dalle sfumature grige, sporche e decadenti sovrasta sull'inesplicabile svolgersi dei fatti. Un capolavoro difficile e anarchico, che non ha paura di deragliare addosso ai suoi spettatori, posseduto, sodomizzato e con bruschi sprazzi di orrore (e sangue). L' Adjani (immensa) ci regala una rievocazione femminile di follia, luce e momenti di estremo smarrimento.
My Rating: 10/10

In The Cut

In the Cut, 2003.
Regia: Jane Campion.
La necessità resta sempre quella : trovare un senso d'identificazione in se stessi. La New York splendidamente fotografata da Dion Beebe è sporca (dentro e fuori), fisicamente sfocata, priva di vita(litá) e colma di paure. Un film che vive di un implicito respiro morboso, con inquadrature avvolgenti e soffuse, che fanno da contrasto a un racconto pregno di ferite, di squilibri emotivi, di repressioni infette. Il parallelismo fra thriller e psicodramma è irresistibile e Jane Campion, regista che sa davvero raccontare le (sue) donne, è riuscita nell'arduo compito di trasformare la zuccherosa Meg Ryan in una figura torbida, disillusa e affetta da misantropia. Uno dei ritratti femminili più intensi dell'ultimo decennio cinematografico.
Splendida la colonna sonora.
My Rating: 10/10

Images

Images, 1972.
Regia:Robert Altman.
Il regista sembra quasi voler condannare l'ingiustificata frenesia sessuale dell'uomo, per farlo prende possesso delle pulsioni, delle nevrosi e delle visioni della sua protagonista.
Un film morboso e allucinante, che profuma di solitudine, di follia, di pioggia e di brughiera. Grande esempio di cinema psicologico con irruzioni orrorifiche, diretto da un sempre ispirato Altman e interpretato magistralmente da Susannah York.
My Rating: 9/10

Picnic at Hanging Rock

Picnic at Hanging Rock (1975)
Regia:Peter Weir.
Un film su repressioni sentimentali/sessuali, con virtuosismi estetici di una bellezza che lascia senza fiato (tutta la prima sequenza dell'ascesa accompagnata dalle musiche oniriche di Smeaton e dal flebile flauto di Zamfir). Weir sa che il mondo è andato certamente avanti dopo la scomparse delle ragazze, ma sa anche che, nascoste da qualche parte, loro sono ancora la, a osservare orizzonti lontani, consapevoli che la vita è un gioco, fatto di inizi, senza alcun finale. Nè lieto nè infelice.
My Rating: 10/10

Omen- Il presagio

Omen- il presagio (The Omen) 1976
Regia:Richard Donner.
Le musiche e i canti gregoriani di Jerry Goldsmith, il volto infantile e luciferino di Harvey Stephens, il demonio all'interno di un contesto familiare politico/borghese; signore e signori questo è Omen-Il Presagio. Un viaggio teologico sulla possessione ma soprattutto sull'ossessione diabolica, con lampi di regia unici e momenti davvero terrificanti (l'omicidio/suicidio della baby sitter che, quasi come un angelo vendicatore, si lancia sorridente nel vuoto a braccia aperte). Fondamentale.
My Rating: 9,5/10

Darling

Darling 2015.
Regia: Mickey Keating
Prima del soleggiato Carnage Park Mickey Keating dirige questo piccolo horror polanskiano girato quasi tutto all'interno di una lussuosa villa newyorkese. Ottimo il parterre tecnico: pochi dialoghi, montaggio iperbolico, sonoro stridente e una cura per l'estetica maniacale (bellissima la fotografia in bianco e nero di Mac Fisken). Un film livido e psichedelico, permeato da allucinazioni (visive e auditive) e da un'esasperata quanto violenta follia femminea. Bravissima Lauren Ashley Carter.
My Rating:9/10

La pelle di Satana

La pelle di Stana (The Blood on Satan's Claw) 1971.
Regia: Piers Haggard.
Una di sorta di villaggio dei dannati, dove i dannati sono giovani fanciulle (con tanto di adepti) dedite alla stregoneria. Un film peccaminoso, sommerso dal fascino della magia nera e contornato da splendidi paesaggi boschivi. Auto mutilazioni, stupri, rituali esoterici, quasi un body horror dai sapori gotici e fiamminghi (la pelle infetta, l'orribile peluria felina sul corpo). Linda Hayden, che sembra uscita da una foto di David Hamilton, è angelica, eterea e profondamente diabolica.
My Rating: 9/10



Black Christmas

Black Christmas (1974)
Regia:Bob Clark
La scena iniziale, con la soggettiva dell'assassino (di cui sentiamo solo l'affannoso respiro), la stadycam che barcollante si introduce all'interno dell'istituto e i primi squilli telefonici, è tra le più inquietanti e morbose di tutto il cinema horror settantiano. Bob Clark si immerge all'interno di un microcosmo femminile fatto di (re)pressioni sessuali, con chiaroscuri d'una borghesia perbenista e fatiscente, mantenendo sempre un'atmosfera incubotica e ossessiva ancora oggi ineguagliabile.
My Rating: 10/10

Starry Eyes

Starry Eyes, 2014.
Regia: Kevin Kölsch e Dennis Widmyer.

Uno degli horror più completi da dieci anni a questa parte. Starry Eyes si districa attraverso violente metafore sul cinema (soprattutto sull'industria cinematografica), l'ambizione, la libertà individuale e il male di vivere quotidiano. L'andamento del film è quello del body horror, ma i riferimenti al genere slasher sono inequivocabili. Onirico, spietato e dai sapori incantatori. Stupefacente l'interpretazione di Alexandra Essoe, che riesce a tramutare la sua implacabile fragilità in una spietata furia sanguinolenta.

My Rating:10/10



La Vestale di Satana

La vestale di Satana (1971)
Regia: Harry Kümel.
In certi film i colori rappresentano tutto, il guscio e il suo interno, l'evolversi della storia e il susseguirsi degli stati d'animo. Nel caso del film di Kumel i colori principali sono tre: rosso (il sangue scuro che fuoriesce dalle vene, la vita), blu (la notte fredda, la spiaggia deserta, la solitudine) ed infine il grigio ( l'alba, la prima nebbia del mattino, la morte inesorabile). Un film dove l'estetica, ma soprattutto la bellezza dell'estetica, è una disciplina e non un presuntuoso capriccio. Dal fascino profondamente ambiguo le tre vampiriche protagoniste.

My Rating: 9/10




La casa dei 1000 corpi

La casa dei 1000 corpi ( The house of 1000 corpses) 2003.
Regia:Rob Zombie.
Due, tre, quattro film in uno: dall' exploitation settantiano al grindhouse più sporco, per poi sprofondare nel gotico più funereo e finire la corsa in un folle, grottesco e sanguinario "tunnel dell'orrore". La casa dei 1000 corpi ha con sé il nerbo registico (appena nato) di Rob Zombie, autore capace di citare e omaggiare i grandi classici del genere restando sempre fedele a se stesso. E questo film, infatti, non è altro che il preludio di ribellione che conduce ad un'ascesa cinematografica unica, potente e straordinaria. Indimenticabili i cattivi/outsider, gli scenari halloweeneschi e la versatile colonna sonora.
My Rating: 9,5/10

Triangle

Triangle 2009 .
Regia: Christopher Smith.


Un film come Triangle non va raccontato, non va nemmeno interpretato o motivato, è un'opera da assimilare nel più totale isolamento. Isolamento che vive anche la sua protagonista, in lotta contro se stessa (?) o contro un destino già scritto. Regia straordinaria, che riesce a tenere altissimi i livelli di terrore, claustrofobia e ansia (i corridoi della nave, l'arrivo della tempesta). Melissa George, coinvolta in vortice narrativo stratificato e reiterato, riesce a partorire tutti i drammi morali che la tormentano e ci regala alcuni dei primi piani più belli e intensi della sua carriera. 

My Rating: 8,5/10



Solamente Nero

Solamente Nero, 1978.
Regia: Antonio Bido.

Atmosfere nebbiose alla Edgar Allan Poe, scenari pittoreschi che odorano di solitudine e un gruppo di personaggi ambigui e disturba(n)ti. Un film sacrilego e morboso, che segue i classici schemi narrativi dei thriller italiani anni 70 ma che riesce, grazie ad un clima onirico e angoscioso (quasi da fiaba gotica), a ritagliarsi un posto tra i veri cult di genere. Memorabile l'omicidio notturno sotto la pioggia e azzeccato l'omaggio hitchcockiano. Ottimo il cast, Stefania Casini in primis.

My Rating: 8/10



Le Streghe di Salem

Le streghe di Salem (The Lords of Salem) 2012 
Regia: Rob Zombie.

Una città e i suoi scheletri nell'armadio, una melodia lugubre, quasi ancestrale, che ricorda i suoni musicali del diavolo banditi nel Medioevo. Rob Zombie si dimostra un cineasta colto, maturo, che sa raccontare storie attraverso altre storie. Sheri Moon Zombie è bravissima, in un ruolo che sembra cucito direttamente sulla sua pelle. Il suo declino fisico/psichico è forse l'elemento più inquietante di questo capolavoro onirico. Un film che si tinge dei freddi colori autunnali di Salem, blasfemo e coraggioso, con sequenze girate magnificamente.

My Rating: 10/10


The Bay

The Bay (2012) 
Regia: Barry Levinson.

Il messaggio è chiaro: L'uomo uccide il pianeta (in questo caso una folcloristica baia nel Maryland) e il pianeta , per vendicarsi, uccide l'uomo. Barry Levinson dirige un horror epidermico e realistico, riuscendo a descrivere la paura senza troppe sovrastrutture narrative. The Bay infatti colpisce più per l'inermità di cui sono "vittima" i personaggi che per i sanguinolenti effetti gore (che risultano comunque efficaci e ben dosati). Un found footage piccolo e dignitoso, che trasforma un apparente fatto di cronaca in un incubo di morte e totale desolazione.

My Rating: 8/10